Utilizzava un telefono cellulare con una scheda intestata ad una persona deceduta. Con questo stratagemma Francesco Genovese, 44 anni – agli arresti domiciliari perché accusato di aver favorito nelle estorsioni la mafia barcellonese – riusciva a comunicare con l’sterno violando i divieti imposti dalla sua condizione restrittiva. Un raggiro scoperto dalla polizia di Barcellona Pozzo di Gotto e che ha avuto come conseguenza il trasferimento di Genovese in carcere, secondo le disposizioni del Tribunale di Messina. Il 44 enne si trovava agli arresti domiciliari a seguito dell’arresto, scattato il 10 maggio 2013, in conseguenza delle indagini scaturite dall’incendio appiccato ad un mezzo della ditta “Dusty”. Una intimidazione a scopo estorsivo. Secondo le risultanze investigative era proprio Genovese, dipendente della stessa ditta, l’intermediario di Cosa Nostra che aveva fatto pervenire ai vertici dell’azienda una richiesta da 15 mila euro. Dal 31 luglio Genovese, che aveva beneficiato dei domiciliari, si trova in carcere dove non potrà più parlare al cellulare.