Numeri sempre più imponenti quelli sui registri dei migranti accolti a Messina. Ieri l’ultimo dato di 886 profughi sbarcati al Molo Colapesce, dalla nave Etna della Marina Militare. Quasi mille persone tra uomini, donne e bambini in fuga dai loro paesi, testimonianza di un’emergenza che continua a crescere e a cogliere non del tutto preparate le istituzioni, o meglio a farle entrare in contrasto. Lo rivela la stessa prefettura che gestisce le operazioni di accoglienza, generalmente con l’ausilio delle Forze dell’Ordine e della Croce Rossa, ma questa volta, considerato il gruppo di migranti, aveva richiesto l’intervento anche del Comune e della Protezione Civile. Allertati in anticipo, il 25 dicembre, non si sono attivati , secondo quanto scrive l’ufficio del Palazzo del Governo. Un’altra polemica che vede quindi protagonisti la Prefettura da un lato e il Comune dall’altro.
Al di là dei soliti conflitti, l’elemento preoccupante, tuttavia, è l’incremento dei clandestini che scappano dalle loro terre, famiglie, donne in stato di gravidanza e spesso ancora in giovane età. Ieri 869 uomini, 16 donne. Erano 30 i minori, tra cui una bimba piccola ed un neonato partorito proprio a bordo dell’imbarcazione durante il tragitto tra il Canale di Sicilia e il Porto di Messina, poi battezzato in navigazione dal comandante in presenza di tutto l’equipaggio.
Concluse le procedure di registrazione sono stati trasferiti nelle strutture di prima accoglienza: alcuni al plesso universitario Primo Nebiolo e presso l’ex caserma Gasparro, altri sono stati accompagnati in altre città dell’isola, in Calabria, Basilicata, Campania, Lazio e nei centri autorizzati dal Ministero dell’Interno su tutto il territorio Italiano.