Rame rubato e portato in una centrale di raccolta messinese in via Don Blasco da dove veniva poi smistato e rimesso in circolazione. Un mercato nero ben radicato in tutto il territorio isolano e nazionale, è finito nel mirino delle indagini dei carabinieri del comando di Caltanissetta. Si tratta di un’ampia operazione già avviata nel mese di luglio, in seguito alle numerose denunce di furti di rame in Sicilia, in particolare a Niscemi e nelle comunità più isolate ai danni delle note società elettriche e telefonica. Solo L’enel nel 2013 ha stimato un danno di 20 milioni di euro. I cavi venivano prevalentemente rubati da cittadini stranieri che provvedevano a portarli nella ditta Messina Metalli, gestita dai fratelli Di Blasi. Da lì il trasporto a Venetico nella Metal Rottami, a sua volta amministrata dalla titolare Lucia Spadaro. Accumulato il materiale ferroso trafugato si smistava a Pisa nella ditta Ecoacciai e altri centri di raccolta. Successiva la fusione e la rimessa in vendita del materiale. Dei collegamenti se ne occupava l’azienda Trasporti Schepis. Un sistema ben progettato che ha fruttato tonnellate di rame per un valore di circa tre o quattro euro al kg. In manette sono finiti per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio dei cavi di rame i 4 gestori delle due aziende locali. I fratelli i Di Blasi, Alberto 27 anni, Antonino 31 anni, e Luciano 30 anni. tutti gravati da precedenti di Polizia. Arrestata anche la titolare della Metal Rottami Lucia Spadaro, 38 anni. Sono stati Sequestrati i capannoni delle ditte e le attrezzature all’interno. L’intervento dei Carabinieri è scattato dopo due mesi di pedinamenti e di indagini. Il blitz il 27 agosto quando i militari hanno seguito uno degli autoarticolati Schepis addetto alle spedizioni illegali.: Partito dalla Ditta dei Di Blasi, è arrivato a Venetico. Caricato il materiale su un altro mezzo con un altro consistente quantitativo di rame, la motrice è partita dirigendosi verso il porto di Messina. Pedinato e filmato dai il camion schepis è arrivato in Toscana, dove è scattato il sequestro. 30.000 chili di cavi per un valore di 200.000 euro.
Sono ancora in corso le indagini per verificare ulteriori responsabilità dei lavoratori delle aziende coinvolte. Resta inoltre da esaminare la documentazione e la fatturazione di chi rimetteva in circolazione ed in vendita il rame proveniente dal sistema di riciclaggio.